Uranio impoverito: un nemico invisibile
December 28th, 2008 | Published in Testi
L’Italia chiamò! sono le ultime parole dell’inno nazionale italiano. Ed è attorno alla bandiera italiana che si decidono i destini di quattro soldati: tre di loro sopravvivono, uno muore. Emerico, Angelo, Salvatore e Luca hanno partecipato a diverse missioni di pace in Kosovo, Bosnia e Iraq, ma al ritorno si sono ammalati di tumore causato dall’esposizione all’uranio impoverito. Alcuni sono rimasti contaminati dormendo dentro vecchie caserme bombardate, altri bonificando terreni a mani nude e senza alcun tipo di protezione. A differenza degli eserciti stranieri, nessuno di loro aveva guanti speciali, maschere e tute anti radiazione. Partiti con l’Esercito con il sogno di conoscere il mondo o per pura necessità economica, ora le loro vite sono appese a un filo.
Secondo le organizzazioni che raggruppano i familiari delle vittime, oltre 2500 soldati sono stati colpiti dalla Sindrome dei Balcani, mentre 167 sono già morti. Questa tragedia si sarebbe potuta evitare, ma lo Stato Maggiore della Difesa dell’Esercito italiano, pur conoscendo da molto tempo i rischi di un’esposizione prolungata all’uranio impoverito, non ha fornito ai militari l’equipaggiamento necessario.
Il nemico invisibile sono le radiazioni e le polveri sottili prodotte durante i bombardamenti. Un video, girato dagli stessi soldati e tuttora classificato come riservato, mostra le procedure standard adottate durante l’Operazione Vulcano, una massiccia bonifica effettuata in Kosovo il 14 novembre 1996. I soldati seppelliscono in una profonda buca le armi e le munizioni lasciate sullo scenario di guerra dall’esercito Americano e dai loro alleati, poi le fanno brillare. Con il risultato che una nuvola radioattiva investe l’accampamento. Dopo otto anni, otto dei soldati che hanno partecipato a quell’operazione si sono ammalati di tumore, due sono morti, mentre altri due hanno avuto figli con malformazioni genetiche.
L’Italia chiamò! è un’inchiesta multimediale su uno scandalo militare che ha avuto poco visibilità in Italia nonostante la morte di centinaia di militari. Le testimonianze di Emerico, Angelo, Salvatore e Luca - congedati dall’Esercito e ritornati alla vita civile - sono intrecciate al dramma della difficile guarigione dalla malattia. Una storia da prima pagina che le istituzioni non vogliono affrontare.
Matteo Scanni, Leonardo Brogioni, Angelo Miotto